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"Saperi e lavori precari" - Ancora in cammino

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L'università sta morendo per colpa di Nessuno

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PER UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA. ASSEMBLEA DIBATTITO

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Contro ogni forma di compatibilità, un autunno di conflittualità

Autunno 2008, autunno 2010. La protesta studentesca, innescata dai movimenti d’opposizione alla legge 133/08, non si è mai fermata. Due anni di mobilitazione permanente, per far fronte ai tagli del governo a danno dell’Università pubblica e respingere al mittente tutto quell’impianto di leggi che, dal Processo di Bologna ad oggi, sta mettendo in ginocchio il sistema universitario.
Mentre le autorità accademiche continuano a giocare al rimbalzo di responsabilità con la classe dirigente del Paese, i soggetti deboli del mondo universitario (studenti, ricercatori e precari) pagano il prezzo delle loro disastrose politiche.
Il quadro non è molto differente da quello che si prospetta, più in generale, nel mondo del lavoro. Da una parte ampie fasce di crescente precariato sociale. Dall’altra le gerontocrazie italiane, che puntano a consolidare i propri interessi e i propri privilegi a discapito della gente comune. Soprattutto dei giovani.
La violenza con cui Confindustria cerca d’imporre le proprie logiche in ogni settore del Paese è sintetizzabile tanto nel becero ricatto della Fiat, ai danni dei lavoratori di Pomigliano d’Arco e delle altre fabbriche italiane, quanto nel suo tentativo di entrare mani e piedi all’interno del sistema universitario pubblico e colonizzarne la ricerca scientifica, a solo vantaggio della propria produttività.
È ora di dire: “BASTA”.
La manifestazione indetta dalla FIOM, per il 16 ottobre prossimo, è una tappa importante per cominciare a ricostruire l’unità di tutte le lotte: quelle degli studenti, dei precari, degli operai e dei movimenti in difesa del territorio.
Non facciamoci illusioni, è un appuntamento che farà gola anche a partiti e organizzazioni politiche di vario segno e colore, che da sempre cercano di sfruttare i movimenti per proprio tornaconto elettorale.
Rifiutare il meccanismo della delega e partecipare in prima persona, assumendosi individualmente la responsabilità di contribuire ad avviare un serio percorso di opposizione sociale nel Paese, è l’unico modo per arginare gli appetiti di chi ambisce a sedere su poltrone di rappresentanza.
Per noi il 16 ottobre costituisce il punto di snodo di un conflitto sociale che deve portare i movimenti a trovare unità su obiettivi chiari e individuare controparti altrettanto chiare. Bisogna rivendicare il diritto a resistere, a dire NO a tutti coloro i quali vogliono riversare i costi della crisi (oramai strutturale ed endemica) sul precariato del nostro Paese. Bisogna parlare un linguaggio unico, fatto di rivendicazioni e pratiche antisistemiche, capaci di respingere il duro attacco che i cosiddetti “poteri forti” stanno conducendo contro il mondo del lavoro, dell’istruzione, contro l’ambiente, il diritto all’acqua e alla salute.
Per questa ragione, a partire dalle lotte universitarie, è opportuno unire le istanze di studenti e ricercatori, senza chiudersi nella logica del mero sindacalismo, o nella banale e perdente compatibilità sistemica filo istituzionale.
L’Università potrà salvarsi solo se saremo in grado di fare leva su ciò che fa realmente gola a chi vuole comprare e controllare l’istruzione pubblica. Bloccare la didattica, ma soprattutto bloccare la concessione di brevetti in favore dei privati, bloccare gli spin-off, sospendere le convenzioni con qualsiasi soggetto imprenditoriale stia promuovendo, a livello nazionale ed europeo, la manovra di assoggettamento dell’Istruzione alle esigenze della propria produttività.

NESSUNA CONCERTAZIONE, NESSUN COMPROMESSO
I NOSTRI CERVELLI E IL NOSTRO FUTURO NON SONO IN VENDITA!