LaTorre dei Misteri

Il nuovo disegno di legge Gelmini in materia di Università costituisce l’ultima (e probabilmente definitiva) tappa di un lento e progressivo processo di smantellamento del sistema universitario pubblico italiano, cominciato dieci anni or sono, con il cosiddetto Processo di Bologna (1999) e portato diligentemente avanti dai governi di centrodestra e centrosinistra, succedutisi alla guida del Paese.

Come previsto dal movimento studentesco all’indomani della legge 133/08, il primo dei dolorosi effetti della riforma, che due anni fa ha messo in ginocchio l’università italiana, è il sensibile aumento delle tasse che colpisce gli studenti, già vessati dagli effetti della crisi globale.
Come al solito i Rettori e gli alti dirigenti universitari si dimostrano diligenti esecutori dei piani del governo e, invece di protestare contro i tagli, preferiscono raschiare il fondo del barile estorcendo finanche gli ultimi spiccioli rimasti in tasca agli studenti.

Sono lontani i tempi dei proclama incendiari del nostro RettoRe, quando minacciava dimissioni di fronte ai tagli generalizzati della finanziaria 2008, ancora freschi di parlamento, “dimenticando” di aver aderito pochi mesi prima all’Associazione AQUIS: un gruppo di pressione che chiedeva espressamente una re-distribuzione dei fondi, che premiasse la propria virtuosità di bilancio.
Oggi, che il colpo di mannaia sul FFO si abbatte ulteriormente sugli Atenei, il mite Giovanni, insieme al suo fido Consiglio di Amministrazione, non trova di meglio che innalzare le tasse. Tutto questo malgrado i fondi straordinari che l’Unical (assieme agli altri Atenei AQUIS) ha ricevuto con la legge 1/09.
  • Dove sono finiti i soldi che il nostro Ateneo ha incassato grazie ad AQUIS?
  • Come mai non ci sono i fondi per pagare i ricercatori, ma si sono trovati quelli per aumentare le indennità dei dirigenti universitari?
  • Come mai sono aumentate le tasse degli studenti?
  • C’è un collegamento tra queste cose?
Ricostruendo le varie tappe del processo di (d)istruzione dell’Università pubblica, si può intravedere il complesso intreccio di trame, appetiti ed interessi che si stanno addensando così insistentemente attorno al mondo universitario e che rispondono alle stesse logiche che stanno dietro al tentativo di privatizzazione di altri beni pubblici fondamentali quali l’acqua.
Questa logica è semplice: tutto è business e per comprare a buon mercato un bene pubblico, bisogna prima mandarlo in fallimento e poi svenderlo ad una cordata di imprenditori “coraggiosi”.

Abbiamo coscienza che la crisi globale del sistema economico, creata da banche ed imprese, avrebbe dovuto rendere necessario un radicale cambiamento. Riteniamo però che rifinanziare banchieri e speculatori a scapito dello stato sociale, non sia un radicale cambiamento ma piuttosto un cinico perseverare nell’asservimento del governo alle lobby economiche.
Abbiamo coscienza di quanto sia funzionale a questa logica il progetto di (d)istruzione universitaria, realizzato a più mani, che sta prendendo forma sotto i nostri occhi.

Di fronte alle prospettive tracciate dalle élites universitarie, diligenti esecutrici delle direttive governative, noi rispondiamo che non saranno gli ultimi a pagare gli interessi delle classi privilegiate.

Privatizzazioni e tagli non sono la ricetta virtuosa e salvifica per l’università italiana, come la propaganda mediatica istituzionale vuole farci credere. Sono l’ennesimo pretesto per trasformare gli studenti in inconsapevoli ingranaggi della catena di montaggio.

GLI STUDENTI NON PAGHERANNO LA VOSTRA CRISI !

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