LA LOTTA NON AMMETTE DELEGHE. DIFENDI I TUOI DIRITTI

L'assemblea d'ateneo del 9 giugno, risultato di un percorso di mobilitazione successivo alla costruzione di diversi momenti assembleari nelle Facoltà dell'Ateneo, ha visto studenti e precari della ricerca ribadire la propria ferma contrarietà alla 133/08, alla 1/09 ed al nuovo DdL Gelmini.

In quell'occasione è stato dichiarato pubblicamente lo stato di agitazione permanente dell'Unical.

Dopo attente analisi e discussioni, in merito a tutto l'impianto legislativo che sta portando al collasso del sistema universitario libero e pubblico, l'assemblea ha espresso forte opposizione verso tutte le manovre condotte, da governi e istituzioni, per preservare un sistema che opprime le classi più deboli e ingrassa le tasche delle lobby finanziarie, politiche e padronali.

L'Unical, per sua stessa vocazione, rappresenta invece l'unica forma di riscatto sociale per molti giovani calabresi che non possono permettersi di studiare in atenei di altre regioni.

La scelta di aumentare il numero di CFU, necessari al mantenimento della borsa di studio, che nei prossimi giorni sarà posta dal Rettore all'attenzione degli organi di governo dell'Unical, va in contro tendenza rispetto alle stesse finalità per cui è nata l'Università della Calabria.

Per grette esigenze di bilancio, oggi, si preferisce mettere le mani nelle tasche delle famiglie degli studenti, aumentando le tasse universitarie, introducendo criteri più restrittivi per l'assegnazione degli alloggi gratuiti e delle borse di studio, piuttosto che prendere posizioni ferme e decise contro i tagli di Tremonti ed evitare che siano le fasce più deboli ad accollarsi i costi della crisi economica.

Questo è l'ennesimo intollerabile tributo che i giovani calabresi dovranno pagare per salvaguardare gli equilibri e gli interessi delle gerontocrazie universitarie, oltre che per consentire a Giovanni “il Magnifico” di fare bella faccia innanzi ai compari della CRUI, del Governo e di Confindustria.

Nell'Ateneo di una regione con il più basso reddito pro-capite nazionale, la diminuzione di fatto delle borse di studio, che deriverà dal subdolo aumento dei crediti necessari a conseguirla, renderà pressoché impossibile, a molti studenti, sostenere i costi dei propri studi.

Così facendo si rischia di precludere la formazione superiore alle classi meno abbienti, trasformando un'università pubblica e di massa in un ateneo accessibile alle sole élites del Paese.

Per queste ragioni rifiutiamo:

  • il valore decisionale di tutte le commissioni, accademiche e non, che avvallano servilmente ogni forma di logica mirante all'alienazione e alla sottomissione delle persone;

  • ogni compromesso e ogni forma di contrattazione al ribasso, perpetrata da rappresentanze consolidate e burocrati in erba di questo Ateneo.

Studenti, ricercatori e precari dell'università, si rifiutano di essere considerati alla stregua di numeri e percentuali nelle statistiche del Rettore.

Non siamo disposti a svendere la nostra dignità per far tornare i conti sullo sgangherato pallottoliere del Consiglio di Amministrazione.

Non cederemo di un metro di fronte all'avanzata del mercato che palesa il chiaro intento di fagocitare ogni bene pubblico di questo Paese.

  • Contro ogni forma di privatizzazione dei beni pubblici.
  • Contro il progetto di distruzione dell'Università.
  • Contro l'aumento delle tasse universitarie.
  • Contro la ricerca piegata agli interessi dell'industria, soprattutto quella bellica.
  • Contro ogni forma di precariato sociale e intellettuale.
  • Per un'università libera, pubblica e di massa, svincolata dagli appetiti delle classi dirigenti e ricondotta unicamente ad una funzione di crescita culturale, politica e sociale.
  • Per una ricerca libera e pubblica, sovvenzionata interamente dallo stato, vicina alle reali esigenze della gente, anziché a quelle delle lobby economiche e militari.
  • Per la liberazione del lavoro e dello studio dai ritmi alienanti imposti dalla produzione.

LA LOTTA NON AMMETTE DELEGHE. DIFENDI I TUOI DIRITTI


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