Dentro la stessa gabbia, figli della stessa rabbia

Di fronte ai progetti di demolizione del sistema dell’istruzione pubblica stare fermi, oggi,non si può!
Alla faccia del proposito della Comunità Europea di provvedere all’istruzione permanente dei cittadini (long life learning), a noi sembra che sia in atto un processo di DISTRUZIONE PERMANENTE dell’individuo.
La precarietà di ognuno comincia nelle scuole dell’infanzia, ci accompagna lungo tutto il percorso di vita, dalle aule ai posti di lavoro, serpeggiando tra scuola, università e call-center.
La mobilitazione generale che, in questi ultimi anni, è scoppiata in tutta Europa, dalla Francia alla Grecia passando per l’Italia, ha visto studenti e lavoratori scendere in piazza e lottare per difendere i propri diritti, messi in discussione dal processo di precarizzazione dell’esistente.
Coloro i quali detengono il potere politico ed economico ne abusano cercando di rifilare all’opinione pubblica - con una retorica autoritaria - l’idea che l’unica via d’uscita dalla crisi economica in atto sia la sottomissione a criteri di efficienza, razionalizzazione e profitto.
Lo sfruttamento dei molti servirà a rimpinguare le tasche di pochi
.
Le scuole rischiano di chiudere a causa dei tagli della legge finanziaria 133/08.
In strutture già fatiscenti e fortemente deficitarie vengono minate finanche le fondamenta: dalla mancanza di banchi a quella delle lavagne, dal personale tecnico agli insegnanti, vittime della più grande opera di licenziamento di massa di cui il Paese ha memoria.
Di tagli indiscriminati e riforme scellerate, dalla Zecchino-Berlinguer al ddl Gelmini, è vittima anche l’università.
I nodi stanno venendo al pettine. Dopo aver parcellizzato i saperi, mercificando lo studente attraverso il perverso meccanismo del credito, ci privano delle borse di studio, imponendoci il DSU (diritto allo studio universitario) sotto forma di prestito d’onore. Viene nettamente limitata la possibilità di accesso al mondo dell’università attraverso meccanismi di sbarramento all’ingresso. In ogni ateneo l’inizio dell’anno accademico è stato posticipato e le rette sono in costante aumento. Corsi e lezioni stentano a partire, anche per effetto di una legittima protesta dei ricercatori, i quali non possono farsi carico dell’erogazione non retribuita di didattica straordinaria.
Tutto ciò all’interno di un più ampio quadro di totale asservimento della funzione sociale del sapere alle logiche privatistiche del mercato.
Non possiamo aspettare che l’accesso all’istruzione divenga appannaggio dei figli delle famiglie più abbienti. Questa classe politica ci sta portando, di fatto, verso la creazione di un sistema d’istruzione a doppio binario: scuola e un’università di qualità per le élites ed istituti dequalificati e dequalificanti per le masse.
Siamo fermamente convinti che, in questo momento storico, non sia più rimandabile l’unità di tutte le lotte, attraverso cui mettere in pratica un conflitto sociale dal basso, che si riversi soprattutto in uno sciopero generale e generalizzato.
Ci vediamo mercoledì 10 novembre, ore 10:10, alle pensiline Unical!

STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI: DENTRO LA STESSA GABBIA, FIGLI DELLA STESSA RABBIA!!!

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